L’agroalimentare

tomatoes-5356_640La filiera agroalimentare è quella in cui si riscontra il maggior numero di infrazioni a opera della criminalità ambientale. Dalle attività illecite compiute in agricoltura, si pensi alle truffe per ottenere finanziamenti pubblici a sostegno di alcune colture piuttosto che alla piaga sociale del caporalato che sfrutta la manodopera in nero, al trasporto della merce, fino alla vendita dei prodotti sui banchi dei supermercati e al business legato alla ristorazione.

Le mafie, insomma, controllano questo settore dal campo al piatto. E il business è davvero ghiotto: solo nel 2014, secondo le stime sui dati delle Forze dell’ordine, si aggira intorno ai 4,3 miliardi di euro. Sono migliaia i produttori che subiscono il controllo delle cosche, attraverso minacce, soprusi ed estorsioni, soprattutto nelle regioni meridionali. Quello rurale, poi, è un mondo in cui vige ancora molto forte l’omertà rispetto a questo tipo di illegalità.

Le famiglie criminali hanno le mani sui mercati ortofrutticoli più importanti del Paese. Numerose inchieste hanno smascherato la presenza di ‘ndrine, cammorristi e cosche all’interno dei grandi mercati di Milano, di Fondi nel basso Lazio, di Vittoria e di molte altre località in Sicilia e nelle regioni del Sud, dove i boss comandano indisturbati.

La presenza criminale, infine, è forte anche nella commercializzazione di alcune produzioni tipiche pregiate, a cominciare dall’olio di oliva, passando dal parmigiano reggiano alla mozzarella di bufala, dal pomodoro al vino, spesso utilizzando l’imbroglio del “falso made in italy” o dell’”italian sounding” per conquistare importanti fette del mercato internazionale.

> Agromafie all’assalto (Guarda il video)